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C’era una volta, in un villaggio nascosto tra le colline, un uomo chiamato Spillo. Nessuno conosceva il suo vero nome, perché tutti lo chiamavano così: Spillo, l’uomo che punge.
All’apparenza era una persona come tante, forse solo un po’ timido, ma se lo si osservava bene in controluce intorno a lui si vedeva una specie di aura, che gli faceva da armatura.
Era a dire il vero, il risultato di anni cresciuto gomito a gomito con la rabbia, con il rifiuto, con il silenzio.
Sentimenti che all’inizio rimbalzavano contro il suo corpo, ma poco alla volta rimanevano sempre più attaccati fino a trasformarsi in una specie corazza invisibile, fatta di migliaia di aculei trasparenti che ricoprirono tutto il suo corpo.
Ogni volta che qualcuno si avvicinava, veniva punto, ferito, respinto dai suoi modi di fare. E così Spillo viveva solo, arrabbiato con il mondo, convinto che nessuno potesse mai amarlo.
Un giorno, nel villaggio arrivò una giovane sarta di nome Celeste.
Indossava sempre uno sguardo curioso e stupito che metteva in risalto i suoi grandi occhi color cioccolato. Sotto ad essi un sorriso che sembrava cucito con il sole rendeva il suo viso uno splendore.
Portava sempre con sé ago, filo e una parola gentile.
Quando vide Spillo, seduto in disparte non si spaventò.
Anzi, lo guardò con curiosità e dolcezza.
«Posso sedermi accanto a te?» chiese.
Spillo ringhiò: «Ti pungerai. Tutti lo fanno».
Celeste si sedette comunque, con cautela.
Prese uno scampolo di stoffa ed iniziò a cucire canticchiando fra sé e sé mentre il burbero uomo la osservava di nascosto.
E giorno dopo giorno, tornò.
Non parlava molto, ma ogni volta portava con sé un piccolo pezzo di stoffa, e quando lui si distraeva, gli toglieva uno spillo.
Con quello, cuciva un vestito per qualcuno del villaggio: un cappottino per un bambino, un abito da sposa, una coperta per un anziano.
Spillo cominciò a notare che, ogni volta che Celeste gli toglieva uno spillo, sentiva meno dolore dentro.
Meno rabbia.Meno solitudine.
Passarono mesi. La corazza si assottigliava, e la sarta cuciva meraviglie; tutti le erano grati per il suo lavoro e la sua allegria.
Alla fine rimase solo una manciata di spilli, Celeste li raccolse con cura e li mise in un piccolo cuscinetto a forma di cuore che mostrò all’amico.
«Questo sarà il mio puntaspilli»disse sorridendo. «Perché ogni spillo che ti ho tolto mi ha insegnato qualcosa di te. E ora, nel mio cuore, ci sei tu».
Spillo non disse nulla. Ma per la prima volta, una lacrima gli scivolò sulla guancia. Non pungeva, non bruciava.
Era calda. Era vera.
Da quel giorno, Spillo per tutti fu solo un semplice uomo, con un cuore che batteva forte, e una sarta che lo amava.
E il cuore puntaspilli rimase sul tavolo da lavoro di Celeste a ricordare che anche le cose più appuntite possono diventare dolci, se toccate con gentilezza.
Nicoletta
29 ottobre 2025